ELISABETTA (Vana la speme non fia Presso a morir, l'augusta gemma Ei recar mi farà... Pentito il veggo Alla presenza mia Pur fugge il tempo! Vorrei fermar gl'istanti. E se la morte, Ond'esser fido alla rival, scegliesse? Oh truce idea funesta! S'ei già move al palco? Ah! Crudo! Arresta!
Vivi, ingrato, a lei d'accanto, Il mio core a te perdona Vivi, o crudo, e m'abbandona In eterno a sospirar Ah! si celi questo pianto, gettando uno sguardo alle Dame, e rammentandosi d'esser osservata Ah! non sia chi dica in terra: La Regina d'Inghilterra Ho veduto lag rimar. Vivi, ingrato, e m'abbandona, ecc.)
SCENA SETTIMA Cecil, Cavalieri e dette.
ELISABETTA Che m'apporti?
CECIL Quell'indegno Al supplizio s'incammina.
ELISABETTA (Ciel! ) Al supplizio?
CECIL Sì.
ELISABETTA Nè diede un qualche pegno Da recarsi alla Regina?
CECIL Nulla diede.
Odesi un procedere di passi affrettati.
ELISABETTA (Ingrato!) Alcun s'appressa! Deh! si vegga
CECIL È la duchessa!
SCENA OTTAVA Sara, Gualtiero e detti. Sara, sciolte le chiome, e pallida come un estinto, si precipita ai piè di Elisabetta: ella non può articolar parola, ma sporge verso la regina l'anello d Essex.
ELISABETTA Questa gemma donde avesti? nella massima agitazione Quali smanie! qual pallore! . Oh sospetto! E che! potesti forse? Ah! parla.
SARA Il mio terrore Tutto dice lo son Ah!
ELISABETTA Finisci.
SARA Tua rivale!
ELISABETTA Ah!
SARA Me punisci Ma del Conte serba i giorni
ELISABETTA ai Cavalieri Deh! correte deh! volate Pur ch'ei vivo a me ritorni, Il mio serto domandate CORO Di LORD Ciel, ne arrida il tuo favore