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Cortile d'una Fortezza. A sinistra una stanza che conduce all'alloggio dei prigionieri. A diritta, cancello che comunica con l'interno della fortezza. Nel fondo, cresta merlata d'una parte delle mura, e porta d'ingresso custodita da Soldati. Arrigo presentandosi alla porta d'ingresso.
ARRIGO I soldati lo lasciano entrare È di Monforte il cenno. Per suo voler supremo M'è concesso di vederli... a me li adduci!
Un Ufficiale, al quale Arrigo avrà mostrato un ordine, si allontana dalla porta a sinistra dello spettatore
Voi per me qui gemete guardando dal lato delle prigioni In orrida prigion, diletti amici! Ed io, cagion dei mali vostri, in ceppi Fra voi non sono! e vittima del fato, Mal sottrarmi poteva al don fatale Che m'avvilisce! O clemenza ingiuriosa! Vergognoso favore! Più della vita è caro a me l'onore! D'un indegno sospetto Io vengo a discolparmi. .. ma vorranno Essi vedermi?... udir le mie difese?... Empio mi crede ognuno; Son spregiato da lei, E in odio a tutti... io, vile per lor morrei! Giorno di pianto, di fier dolore! Mentre l'amore Sorrise a me, Il ciel dirada quel sogno aurato, Il cor piagato Tutto perdé! De' loro sdegni crùdo il pensiero fa in me più fiero L'atro dolor! Il tuo disprezzo, Elena mia, È cruda, è ria Pena al mio cor! ascoltando Chi vien?... io tremo, appena ahimè! respiro! È dessa!... a maledirmi ella si appresta! A maledirmi!... oh! sì, d'orrore io fremo! Non mi lasciare alla mia cruda sorte! Grazia, grazia... perdono! Men del tuo sprezzo a me fatale è morte!