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CANIO furente Tu, pel padre eterno!... cavando dalla cinta lo stiletto E se in questo momento qui scannata non t'ho già gli è perché pria di lordarla nel tuo fetido sangue, o svergognata, codesta lama, io vo' il suo nome!... Parla!!
NEDDA Vano è l'insulto. È muto il labbro mio.
CANIO urlando Il nome, il nome, non tardare, o donna!
NEDDA No! No, nol dirò giammai!
CANIO slanciandosi furente col pugnale alzato Per la madonna!
Peppe, che sarà entrato dalla sinistra, sulla risposta di Nedda corre a Canio e gli strappa il pugnale che getta via tra gli alberi.
PEPPE Padron! che fate! Per l'amor di Dio! La gente esce di chiesa e a lo spettacolo qui muove!... Andiamo... via, calmatevi!...
CANIO dibattendosi Lasciami Peppe! Il nome! Il nome!
PEPPE Tonio, vieni a tenerlo!
CANIO Il nome!
PEPPE Andiamo, arriva il pubblico! Tonio prende Canio per la mano mentre Peppe si volge a Nedda.
PEPPE Vi spiegherete! E voi di lì tiratevi Andatevi a vestir... Sapete... Canio è violento, ma buon! Spinge Nedda sotto la tenda e scompare con essa.
CANIO stringendo il capo fra le mani Infamia! Infamia!
TONIO piano a Canio, spingendolo sul davanti della scena Calmatevi padrone... È meglio fingere; il ganzo tornerà. Di me fidatevi!
Canio ha un gesto disperato, ma Tonio spingendolo col gomito prosegue piano.
TONIO Io la sorveglio. Ora facciam la recita. Chissà ch'egli non venga a lo spettacolo e si tradisca! Or via. Bisogna fingere per riuscir!
PEPPE uscendo dalle scene Andiamo, via, vestitevi padrone. E tu batti la cassa, Tonio! Tonio va di dietro al e teatro Peppe anch'esso ritorna all'interno, mentre Canio accasciato si avvia lentamente verso la cortina.